Trasferirsi a Palma di Maiorca: la storia di Alex Martinelli

“Nemmeno soffermandomi a pensare a lungo trovo un solo aspetto della mia vita che sarebbe migliore in Italia rispetto a Palma” – Alex Martinelli, direttore artistico, ci racconta perché ha mollato l’Italia e come si vive nella Ciutat de Mallorca

Da quanti anni vivi a Palma de Maiorca e perché proprio Palma?

Vivo qui da marzo 2008. Ho scelto Palma perché, oltre ad avermi catturato senza possibilità di scampo appena la vidi per la prima volta, è un posto in cui sapevo che avrei trovato sbocco in quello che è il mio settore professionale, fortemente considerato e valorizzato qui, al contrario che in Italia. Palma è la capitale delle Baleari, una bellissima città antica, piena di storia, magnifici monumenti, arte, cultura e paesaggi mozzafiato: immersa in quella che è considerata la baia più bella del Mediterraneo. Palma sfiora i 500.000 abitanti, è viva tutto l’anno, ha due linee di metropolitana e, pur conservando una dimensione umana e perfettamente godibile, con aspetti genuini e “veri” come una città di provincia, è aperta e cosmopolita a livelli di una grande metropoli. E’ frizzante e piena di iniziative, sia promosse dagli stessi maiorchini, sia dai numerosissimi stranieri residenti: per questo motivo non risente tanto della stagionalità che si immagina per un contesto isolano come questo (e che di fatto caratterizza le altre realtà delle Baleari). È molto più adatta a me rispetto a Ibiza, per esempio, che è un formicaio per tre mesi e il deserto dei Tartari per i nove mesi restanti. Ti lascio un dato in più: l’aeroporto di Palma de Mallorca è il terzo di Spagna dopo Madrid e Barcelona, con più di 22 milioni di passeggeri l’anno. Curiosità finale: Palma è stata dichiarata “il secondo miglior posto al mondo dove vivere” secondo una ricerca condotta da Knight Frank, uno dei più importanti operatori internazionali nel campo immobiliare.

Di che cosa ti occupi?

Da quando avevo 16 anni mi occupo di radio, di musica elettronica e di intrattenimento nel settore discoteche. Pur avendo avuto l’opportunità anche in Italia di lavorare nelle migliori realtà nazionali, soprattutto a livello radio, non ho mai digerito bene il solito atteggiamento italiano nei confronti di questo lavoro, sia “da dentro”, (dove per potersi fare strada bisogna mangiare davvero troppa merda e vivere ai limiti della sussistenza oppure essere accolti sotto l’ala protettrice di qualcuno), sia “da fuori”. Nella ristretta mentalità italiana, chi lavora in radio e/o in discoteca viene considerato nel migliore dei casi un guitto, un bambinone che un giorno crescerà, metterà la testa a posto e si troverà un lavoro serio da commesso al centro commerciale (senza nulla togliere a chi lo fa, beninteso). Nel peggiore dei casi: un drogato, un perditempo, uno che “chissà che traffici ha” per vivere, e via dicendo: non ci si rende conto che la radio che ascolti, qualcuno la deve pur fare… e che la discoteca dove vai a ballare, qualcuno la deve pur gestire.

Alla  soglia dei 35 anni mi resi conto che in Italia l’unico futuro che mi si prospettava era, se andava bene, riuscire a “parcheggiarmi” in qualche radio vivendo sotto coperta e tirando a campare, in apnea, sperando che non la chiudessero. Se andava male, “parcheggiarmi” comunque nel famoso centro commerciale o in un’azienda X facendo qualcosa che non mi riempie e non mi soddisfa (e sperando sempre che non la chiudano). Il mio settore viaggiava a passo di gambero, il resto era decisamente poco allettante per uno come me che ha sempre aspirato ad essere il protagonista della sua vita…guidarla, non essere guidato da lei. Dovevo cambiare per non morire dentro. Qui a Mallorca mi sto realizzando con grande soddisfazione in quello che è il più grande gruppo del settore intrattenimento dell’isola: il “Grupo Cursach Ocio” (11 discoteche – una delle quali, il BCM, è la quinta del mondo secondo la classifica di DJ Mag – parchi acquatici, hotel tematici con “live acts” all’aria aperta dei più importanti DJ del mondo, ristoranti, wellness, etc…). Faccio parte della squadra di direzione di due delle loro discoteche (Riu Palace e Paradies), occupandomi di logistica e comunicazione, booking di artisti, rapporti con il settore alberghiero e i partner commerciali della zona.

 

Contemporaneamente, ho portato nel gruppo l’idea di aprire una radio musicale studiata per affermarsi come mezzo di comunicazione di riferimento dell’isola di Mallorca per quanto riguarda il Clubbing e gli eventi dance nei confronti dei milioni di visitatori da tutto il mondo che ogni anno vengono qui e cercano divertimento, i più grandi DJ del pianeta e i migliori dell’isola, feste entusiasmanti sulle nostre spiagge meravigliose, sia d’estate che d’inverno. Naturalmente qui non siamo in Italia: l’idea è stata quindi accolta positivamente e la radio, Mallorca FM, sta crescendo bene e facendo parlare di sé ad un numero sempre crescente di ascoltatori, per il momento solo via web, ma probabilmente presto anche in FM.

Quanto tempo hai impiegato per ottenere i documenti necessari per poter vivere e lavorare a Palma? E’ un procedimento costoso? Ti sei affidato ad un avvocato?

Non è stato necessario, almeno per me. Il N.I.E. (Numero di identificazione di straniero) e il numero di Seguridad Social (entrambi necessari per il contratto di lavoro, di affitto, etc…) li ho ottenuti in una mattinata nei due uffici corrispondenti, con una spesa inferiore ai 10 euro. Anni fa ho anche aperto la partita IVA come lavoratore autonomo: appuntamento in camera di commercio, due moduli da riempire, bollettino con le tasse da pagare, e già lo stesso giorno potevo emettere fattura. Naturalmente esistono attività che richiedono più permessi, come la ristorazione, ma in generale la burocrazia è snella e priva di complicazioni. La maggior parte dei certificati sono ottenibili anche via internet, spesso senza alcuna spesa.

La vita a Palma è cara?

Provengo da una realtà periferica, Udine, che non è certo paragonabile come costo degli affitti ad altre realtà come Roma, Milano, Firenze, etc… e Palma la valuto un buon 30% più a buon mercato rispetto a Udine. Ovviamente sto parlando di soluzioni abitative normali in zone normali per gente normale: se vuoi il lusso, lo paghi come dappertutto. Al supermercato viaggiamo intorno a un 30-40% meno, in media: con 20 euro faccio la spesa per me e per tutta la settimana ed esco con due bei sacchi pieni. I carburanti, considerati i più cari di Spagna (è stata recentemente fatta una denuncia da parte di un partito politico locale alle più importanti compagnie petrolifere per la “spropositata” differenza di prezzo rispetto ad altre città della Spagna peninsulare) si attestano oggi a 1.10€ per il diesel, 1.18€ per la benzina 95 ottani e 1.29 per la benzina 98 ottani. Anche quando il prezzo del petrolio era ai suoi livelli massimi, qui non si è mai pagato il diesel più di 1.30€ e la benzina 98 ottani più di 1.55€. Sulla penisola ormai la maggior parte dei distributori eroga il diesel a meno di 1 euro/litro

Qual è stato (se c’ è stato) il momento più brutto e che ti ha fatto pensare: ora torno indietro …

Momenti brutti, come chiunque, ne ho avuti anch’io… ma nessuno di questi mi ha fatto mai pensare di tornare indietro. L’ atmosfera che si respira qui, l’atteggiamento della gente, la semplicità delle persone, la positività generale dell’ambiente che ti fa pensare che una soluzione comunque si trova, il sostegno vero e sincero dei tanti amici che ho potuto farmi qui, dei quali posso fidarmi al 100%, mi hanno sempre spinto a risolvere i problemi qui ed andare avanti qui. Ho sempre avuto molto chiaro in testa che tornare in Italia non avrebbe rappresentato una soluzione per me, ma solo un’involuzione: nemmeno soffermandomi a pensare a lungo trovo un solo aspetto della mia vita che sarebbe migliore in Italia rispetto che a Palma.

Pro e contro della tua nuova vita a Palma

Come credo si possa intuire dalle mie risposte precedenti, per me sono tutti pro. Mi è andato incredibilmente tutto bene da quando ho messo piede su quest’isola: ad ogni azione è corrisposto un risultato positivo, ogni movimento ha fatto succedere qualcosa di buono. Qui non è un pericolo essere semplici, lo sono tutti: azione-reazione, “male non fare, paura non avere”. Gli unici problemi e arrabbiature che ho vissuto a Mallorca mi sono state causate da persone venute dall’Italia. Sarà un caso? Se proprio vogliamo, un “contro” c’è: se voglio fare un viaggio in auto sul continente devo prima sorbirmi 8 ore di nave fino a Barcelona, oppure noleggiarne una. In generale, mi sono abituato alla seconda opzione: volo fino a destinazione e noleggio l’auto sul posto.

La tua è stata una scelta meditata, pianificata? Ad esempio, ricordi la prima cosa che hai fatto?

La prima cosa che ho fatto dopo aver lasciato la valigia in albergo è stata prendere la cartellina con i curriculum e fare un giro in centro per distribuirli: dopo due ore mi avevano già telefonato e la mattina dopo ero già in prova in una gelateria italiana sulla spiaggia. La scelta mi girava in testa da tempo: erano anni che sentivo che me ne volevo andare. Valutai l’Austria, Ibiza, Berlino… nessuna di queste destinazioni era riuscita a convincermi del tutto, vuoi per difficoltà linguistiche (avrei impiegato molto più tempo ad imparare bene il tedesco rispetto allo spagnolo, e dopo i 30 anni il tempo cominci a valutarlo bene, quando il mercato del lavoro si restringe), vuoi per la situazione peculiare del luogo che non mi forniva feedback sufficienti riguardo alle possibilità di un inserimento vero e costante. Su Palma invece non ho avuto nessun dubbio: era il posto per me.

Qual è la situazione economica di Palma? E’ una città, secondo te, in crescita? E quali sono i settori più redditizi?

Palma, e Mallorca in generale, hanno vissuto molto marginalmente la crisi che ha messo in ginocchio la Spagna e l’Europa in generale. Il motore economico dell’isola, il turismo, non si è mai fermato, anche se la spesa media pro capite è diminuita negli anni. La perdita di posti di lavoro, avvenuta comunque anche qui, si è dovuta più che altro a “misure preventive” degli imprenditori locali, volte a contenere le spese nel caso la situazione peggiorasse davvero. Sicuramente qualcuno ha anche “cavalcato l’onda” della crisi, approfittandone per snellire l’organigramma, questo non lo escludo. Da più di un anno sono comunque le Baleari la regione spagnola in testa alla classifica in quanto a recupero di posti di lavoro netti: Palma da sola rappresenta più del 50% del PIL di tutte e quattro le isole. Parliamo di una città e di un’isola fortemente attrattive: investitori e imprenditori di tutto il mondo mettono gli occhi su Palma e su Mallorca grazie alle decine di milioni di turisti di tutte le classi sociali ed economiche che ogni anno la visitano

Tantissimi, anche molto abbienti, si trasferiscono qui in pianta stabile grazie al clima, alla presenza di una città grande, alla completezza dei servizi e delle connessioni aeree, oltre che naturalmente alla bellezza dell’isola, che già da sola ti ci fa fare più di un pensierino. Le più grandi marche del settore alberghiero (Hilton, St. Regis, Marriott, Jumeirah, per dirne alcune) sono presenti a Mallorca con strutture di primissimo livello. Alcune delle più grandi catene alberghiere di tipo turistico a livello mondiale sono state fondate ed hanno tuttora sede a Mallorca (Melià, Iberostar, Barceló, Riu). Microsoft ha stabilito a Palma la sede della sua divisione software per il turismo. La compagnia aerea AirEuropa è di Mallorca, come anche lo era Spanair prima di trasferirsi a Barcelona e poi, per avverse vicende, chiudere. AirBerlin ha a Palma il suo hub principale, più grande addirittura di quello di Berlino dove ha sede. Alcuni marchi di ristorazione, alloggiamento e intrattenimento di alto livello sono nati a Mallorca per poi espandersi come franchising in tutto il mondo: parliamo di “Purobeach” (fondato a Palma da un imprenditore svedese e presente ora in Spagna, Portogallo, Italia, Mar Nero, Montenegro, Dubai, Mar Rosso, Egitto, Abu Dhabi), Cappuccino (catena di caffetterie di lusso presente adesso anche a Ibiza, Marbella, Madrid, Valencia, Beirut, Jeddah e Dubai), Diablito (Palma e Abu Dhabi) Parlando di altri settori, è di Mallorca la marca di pelletteria Camper (scarpe ed altri accessori), presente in tutto il mondo con negozi propri. Se si viene a Palma per trovare un futuro, comunque, consiglio di iniziare dal turismo e poi vedere come ci si può eventualmente espandere. Quasi tutti i settori lavorativi girano direttamente intorno al turismo o lavorano comunque con aziende che si dedicano al turismo. Niente impedisce di aprire un’attività destinata al residente, naturalmente, ma è una scelta che deve essere ben ponderata: bisogna conoscere bene il carattere dei residenti, la loro filosofia di vita, i loro gusti e le loro esigenze; bisogna integrarsi, ci vuole tempo e una reale intenzione di diventare un po’ maiorchino, quella che avevo io a suo tempo. Questo posto è stato preso d’assalto dagli stranieri da 60 anni a questa parte: molti (soprattutto italiani, cosa che tuttora mi crea certi problemi) sono venuti qua per mungere la mucca e andarsene lasciando il “puffo”, per cui i residenti preferiscono stare tra di loro, e se accolgono uno straniero è proprio perché quest’ultimo ha saputo farsi ben volere: se si viene qua con la necessità o la voglia di far presto, meglio scommettere sul turismo e poi eventualmente, se si è bravi e lo si vuole davvero, dedicarsi anche al residente. Cercare lavoro dipendente in attività e settori dedicati al residente è più difficile, perché dalla maggior parte delle aziende è richiesto il catalano (lingua ufficiale delle isole insieme allo spagnolo): nel settore pubblico è addirittura obbligatorio.

Come vedi l’Italia dall’estero?

Come un Paese fallito, asfissiante, con pochissime o nulle possibilità di uscire dalla situazione in cui si trova se non a seguito di una catastrofe che azzeri tutto. La colpa è certamente in parte della classe politica, ma il substrato che dà origine a tutto, anche agli atteggiamenti e ai comportamenti dei politici italiani, è la mentalità stessa della maggioranza del popolo italiano. Individualisti, menefreghisti, furbetti, ipocriti, tutta apparenza e niente sostanza, nessun senso di appartenenza a una comunità che dovrebbe unirsi nei momenti di difficoltà. In Italia si pensa a salvare la propria immagine, ad apparire migliore di quelli che stanno intorno senza sforzarsi davvero per esserlo, a conquistare una posizione anche a costo di soffiarla a qualcun altro. In Italia si gode quando al vicino vanno male le cose, si dà troppa importanza a valori distorti e vacui, si preferisce “tirare giù per i piedi” gli altri per impedire loro di volare anziché mettersi a lavorare per migliorare se stessi e la propria posizione. In Italia non c’è nessuna voglia di mettersi in discussione,… di analizzare il perché di ciò che sta avvenendo e cercare di cambiare rotta.

Ci si rifugia in luoghi comuni: il Paese più bello del mondo, la cucina più buona del mondo, la sopravvalutata fantasia tutta italiana, la sopravvalutatissima (e ormai obsoleta) arte dell’arrangiarsi tutta italiana… è un popolo ancora troppo inopportunamente autoreferenziale. Quel mondo fasullo tutto italiano che, fra un trucchetto e l’altro, riusciva a stare in piedi in tempi di vacche grasse e scarsità di interconnessione con il resto del mondo. Oggi nel bene e nel male la verità è venuta a galla e sta crollando intorno all’italiano medio che continua a non capire, mette il paraocchi e si autoconvince di essere il migliore. Quando rivolgi una critica costruttiva “sei anti-italiano”, se te ne sei andato “sei un codardo”, se ti è andata bene “hai avuto solo culo”, e la colpa “è tutta dei politici”. Ignoranza, crassa ignoranza, unita a invidia, livore, provincialismo e “legge del minimo sforzo”: come vuoi che quel povero Paese possa riprendersi? Nemmeno l’uscita dall’euro, che di per sé auspico in quanto sistema sbagliato per tutti, potrebbe costituire una salvezza per l’Italia se non cambia la mentalità generale del popolo italiano.

C’è una dicotomia nettissima fra gli italiani che vedo venire in vacanza d’estate e quelli che risiedono qui o comunque fuori dall’Italia. I primi in gran parte sono rappresentati dalla descrizione che ne ho appena fatto, non serve nemmeno che aprano bocca: li riconosci anche in mezzo a diecimila persone, dato che si tirano a lucido anche per andare in spiaggia,… vanno in giro con il classico atteggiamento da: “sono arrivato io, italiano, il più figo di tutti; voi siete inferiori, fatemi la riverenza” e generalmente sono invece così buzzurri da innervosire tutti in un raggio di 300 metri… per non parlare delle magre figure in ristoranti, hotel, discoteche, etc. Basti pensare che l’estate scorsa andava per la maggiore fra i turisti giovani una maglietta con la scritta “Not only am I perfect, I’m Italian too!”. Questo fa capire tutto. I secondi in generale riferiscono che se ne sono andati dall’Italia proprio perché non si riconoscevano in questa mentalità (madre di tutti i problemi anche del mondo del lavoro italiano) e cercavano una dimensione più umana ed accogliente… ed infatti sono totalmente differenti: persone piacevoli, modeste, simpatiche, affidabili… chi più chi meno com’è ovvio che sia, ma persone normali, diciamo, allineate a un modo di vivere e pensare normale, di questo mondo, non quell’assurdità che in Italia è maggioritaria, affossa il Paese e deprime quelli che non sono così e non vogliono vivere così, lasciando come unica soluzione al problema quella di andarsene, dato che “rimanere a lottare” risulterebbe semplicemente una perdita di tempo.

Per chi sogna di trasferirsi a Maiorca: Guida alle Baleari